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 VERIFICHE DI SICUREZZA DEGLI IMPIANTI ELETTRICI

 

Se si pensa alla sicurezza di un impianto elettrico si pensa ad una situazione di assoluta sicurezza da ogni probabile pericolo a seguito di opportuni provvedimenti come quelli progettuali, costruttivi, di esercizio e di manutenzione. Tutto ciò, nella realtà permette di raggiungere un alta probabilità di protezione contro ogni pericolo ma non la sicurezza assoluta quindi è necessario, a questo punto, capire che cosa si intende per sicurezza degli impianti elettrici. Non si può parlare di sicurezza elettrica quando si fa riferimento ad un evento sfavorevole , infatti, se si utilizzano apparecchiature alimentate a bassissima tensione, non esiste il pericolo di folgorazione, cioè non c’è nessuna probabilità che si presenti un evento dannoso, tale apparecchiatura si intende normalmente sicura.

Per parlare di sicurezza , allora è necessario, individuare quali siano o possono essere gli eventi sfavorevoli.Negli impianti elettrici essi sono:

 

*  pericolo di folgorazione,

*  funzionamento difforme da quello desiderato che si presenta quando la variazione di tensione, la                                        variazione di frequenza avvengono oltre i margini di tolleranza ritenuti accettabili,

*  pericolo di incendio, evento che può verificarsi per eccessivo surriscaldamento dell’impianto,

*  pericolo di esplosione, evento che può verificarsi per eccessivo riscaldamento o per il generarsi di archi elettrici in parti dell’impianto posti ij atmosfera esplosiva.

 

Per ciascun evento sfavorevole gli accorgimenti adottati considerano il livello di sicurezza ritenuto accettabile relativi alle condizioni di impiego e di installazione e alla manutenzione ordinaria.

La valutazione del livello di sicurezza accettabile in un contesto interdisciplinare che comprende le basi giuridiche della sicurezza ed il costo da sostenere. Il rischio accettabile è determinato se si considera il valore che si attribuisce alla vita umana poiché è essa che viene messa in pericolo.

Le basi giuridiche della sicurezza fanno riferimento alla Costituzione, al Codice Civile, Codice penale, allo Statuto dei lavoratori e a provvedimenti legislativi riguardanti norme generali e particolari.

Poiché non è possibile prevedere tutti gli eventi sfavorevoli e quindi non è possibile ridurre a zero il rischio accettabile, la dottrina giurisdizionale ritiene che la causa di forza maggiore e caso fortuito non sono motivo di punibilità giuridica. In relazione a tale interpretazione del rischio accettabile, rimane comunque, fissato il livello di sicurezza da perseguire nelle fasi di progettazione, nella scelta delle componenti, realizzazione, verifica ed esercizio di ogni impianto elettrico.

La legislazione in materia di sicurezza degli impianti elettrici si limita a dare prescrizioni che indicano obblighi inderogabili e che implicano precise responsabilità penali e civili e lascia al singolo progettista la responsabilità di adottare ogni precauzione per la realizzazione del livello di sicurezza accettabile. Con il DPR 547 del 27 Aprile 1966, la Legge 1 marzo 1968 n. 186 e la Legge 5 marzo 1990 n.46 viene conferito valore giuridico alle Norme Tecniche elaborate e pubblicate dal Comitato Elettrotecnico italiano (CEI). Tutto ciò permette che gli impianti elettrici vengono eseguiti osservando le disposizioni legislative, e quindi in conformità alla  regola d’arte (il principio della regola d’arte è sancito nella Legge 186/68). Non va dimenticato che l’applicazione di tali norme, “non basta ad impedire in modo assoluto il determinarsi o il manifestarsi  di date condizioni e di dati fenomeni”.

Dopo le fasi di progettazione e realizzazione dell’impianto, il discorso sulla sicurezza continua ed implica la fase di verifica. La verifica, è l’ultima operazione che viene eseguita, dopo la progettazione, componentistica installazione, per comprovare la conformità dell’impianto alle norme di sicurezza. La verifica non termina qui, ma deve essere eseguita periodicamente per accertare che il livello di sicurezza rimanga garantito nel tempo.

Le verifiche degli impianti elettrici vengono espressamente richiesti dalle Norme CEI, norme e leggi, che indicano anche il modo e la condizione in cui devono essere eseguite.

Eseguire una verifica non è un compito facile, le stesse norme CEI contengono indicazioni generali, ma devono essere interpretate e applicate ai casi particolari. Requisito fondamentale è che la verifica debba essere eseguita da un professionista e cioè da un elettrotecnico.

E’ un errore confondere la verifica con altre forme di controllo come il collaudo e l’omologazione poiché il collaudo è la prima verifica che viene eseguita.

Il DPR del 19 Luglio del 1956 n302 da la definizione di collaudo e recita”Norme di prevenzione degli impianti sul lavoro integrative di quelle generali emanate con il DPR del 27 Aprile 1955 n547, nel quale vengono considerate una serie di prove volte al controllo della rispondenza tecnico amministrativa di impianti e macchinari ai progetti e ai capitolati”.

Il DPR del 27 Luglio 1977 n616, ha introdotto il termine di omologazione recante norme sul “trasferimento delle funzioni amministrative dello Stato agli Enti locali”,la funzione dell’omologazione per un prodotto industriale, infatti si intende, quella procedura tecnico amministrativa con la quale si verifica, si prova e si certifica la rispondenza del prodotto p del prototipo prima della sua riproduzione, ossia del primo o nuovo impianto a specifici requisiti prefissati.

Per verifiche, invece, si intende un complesso di operazioni consistenti in un esame a vista ed in alcune prove strumentali, mediante le quali si accerta la rispondenza dell’impianto elettrico alle norme  di buona tecnica.

L’obbligo di verifiche è sancito in diverse disposizioni di legge. Il primo provvedimento legislativo riferito alle verifiche è il DPR 547/55 che le richiede unicamente per i luoghi in cui sono occupati lavoratori subordinati. Solo con la Legge 30/91 n428 vengono “Istituiti gli elenchi dei professionisti abilitati alla effettuazione di servizi di omologazione e di verifiche periodiche ai fini di sicurezza, di apparecchi, macchine, impianti e attrezzature”.

Con riferimento alla Legge 46/90 si evince, inoltre, che il principale destinatario dell’obbligo dell’effettuazione delle verifiche è sicuramente l’impresa installatrice, per il rilascio del certificato di conformità.

Con il DM del Febbraio 1992 è stato approvato il modello di dichiarazione di conformità dell’impianto alla regola d’arte di cui l’art.7 del regolamento di attuazione (DPR 447/91) della Legge 46/90. Rilasciando tale dichiarazione di conformità l’installatore abilitato dichiara sotto la propria responsabilità di “aver controllato l’impianto ai fini della sicurezza e della funzionalità con esito positivo, avendo eseguito con le verifiche richieste delle Norme e dalle disposizioni di legge”.

Le Norme CEI riguardanti l’esecuzione di verifiche sono:

 

*  64-8, “ Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non superiore a 1000V in corrente alternata e   1500V in  corrente continua”.

*  64-2, “Impianti elettrici nei luoghi con pericolo di esplosione”.

*  64-4, “Impianti elettrici nei luoghi adibiti ad uso medico”.

*  81-1, “ Protezione di strutture contro i fulmini”.

*  11-1, “Impianti di produzione, trasporto e distribuzione di energia elettrica – Norme generali”.

*  11-8, “Impianti di produzione, trasporto e distribuzione di energia elettrica – Impianti di terra”.

 

 

Nell’eseguire la verifica la prima cosa da fare è verificare la rispondenza dell’impianto elettrico alle

Norme sia mediante l’esame a vista e sia del risultato di prove strumentali.

L’esame a vista  serve ad accertare le condizioni dell’impianto e la sua corretta realizzazione e che i componenti siano conformi alle prescrizioni di sicurezza.Le prove strumentali sono, invece, i rilievi con i quali si accerta l’efficienza dell’impianto elettrico, attraverso operazioni di misura.

Importanti, sono le verifiche periodiche, cioè la ripetizione delle verifiche iniziali, sia per la sicurezza e sia per la gestione della manutenzione degli impianti.

In particolare gli esami a vista devono comprendere i seguenti controlli:

 

1)Documentazione di progetto, di installazione e di esercizio.

 La documentazione deve permettere di individuare l’impianto elettrico e le sue caratteristiche devono corrispondere all’effettivo stato finale dell’installazione, deve comprendere le eventuali variazioni riportate rispetto al progetto iniziale.

 

2)Progettazione contro i contatti diretti e indiretti.

 La protezione contro i contatti diretti di parti in tensione deve essere realizzata con le parti attive rivestite di isolante o racchiuse in involucri o barriere adeguate. La protezione si può realizzare con altri sistemi quali: bassissima tensione di sicurezza (SELV) e di protezione (PELV), limitazione della carica elettrica e della corrente, ostacoli o distanziatori, secondo le Norme. La protezione contro i contatti indiretti va realizzata attraverso il metodo dell’interruzione automatica i quali sono:

 

*  protezione con bassissima tensione di sicurezza SEL e di protezione,

*  protezione con bassissima tensione funzionale FELV,

*  impiego di componenti con isolamento rinforzato di classe II o equivalenti,

*  separazione elettrica,

*  luoghi non conduttori o collegamento equipotenziale locale non connesso a terra.

 

3)Protezione con interruzione automatica dell’alimentazione.

 E’ necessario verificare la corretta      installazione delle varie parti dell’impianto di protezione. Tutte le masse e le masse estranee devono essere connesse ad un unico impianto di terra. L’impianto di terra , per sistemi TT, deve avere una resistenza RA, somma di quella dispersione dei conduttori di protezione, tale da assicurare in caso di guasto a terra l’interruzione tempestiva dell’alimentazione, tramite le protezioni elettriche con le quali è coordinata, accertando che sia verificata le relazione:

 

RA≤50/IA

Dove

 

RA = resistenza misurata in sede di prove strumentali, per i sistemi TT si può dire che RA = RT

50 = valore della tensione in volt

IA = è la corrente di intervento in 5s delle protezioni poste a monte del punto in cui si ipotizza il guasto.

 

 Nei sistemi IT occorre verificare:

 

*  l’ esistenza del dispositivo di controllo continuo dell’isolamento verso terra,

*  un livello di tensione sulle masse, nel caso di primo guasto a terra non superiore a 50V,

*  l’intervento delle protezioni, nel caso di doppio guasto a terra, secondo le modalità previste dalla Norma

 

Tali condizioni possono essere valutate attraverso calcoli e dichiarazioni  del progettista. In presenza di impianto di terra bisogna eseguire le seguenti verifiche:

 

*  identificazione del dispersore, dei conduttori di terra, dei conduttori di protezione ed equipotenziali,

*  gli elementi che costituiscono l’impianto di terra devono essere integri e i conduttori protetti meccanicamente. Se adoperano per il dispersore le tubazioni dell’acquedotto, occorre accertare l’esistenza del consenso dell’Ente distributore,

*  le parti di impianti di terra non visibili, occorre accertare che un’idonea documentazione ne attesti le caratteristiche,

*  per impianti alimentati tramite contatori centralizzati, il conduttore di protezione principale, dal quale si derivano, quelli per le singole unità, può essere unico se è posto in un tubo di protezione proprio, con cassette proprie.

 

4)Protezione con interruzione automatica dell’alimentazione in presenza di cabina di trasformazione.

Se l’utenza dispone di una fornitura in media o alta tensione, cabina di trasformazione propria, in genere si realizza un sistema TN (TN -S) e quindi, un impianto di terra unico tra cabina,neutro dei trasformatori e utenze in bassa tensione da essa alimentate.

Per questo tipo di protezione, occorre controllare che siano connesse a terra, oltre alle masse estranee, anche le parti metalliche riconducibili a queste ultime, come le cornici ed i telai metallici che circondano fori o supporti isolanti attraversati da conduttori e le flange degli isolatori passanti. In presenza di sistemi IT, a seconda del modo di collegamento delle masse, diventa necessario soddisfare le condizioni previste negli altri due sistemi TT e TN.

 

5)Protezione mediante bassissima tensione di sicurezza (SELV), di protezione(PELV) e funzionale(FELV).

 Per gli impianti SELV e PELV è sempre verificata la protezione contro i contatti indiretti fino alle tensioni massime ammesse da tale sistema cioè 50V corrente alterna, 120V corrente continua. Per applicazioni limitate ad impianti ausiliari o a determinate apparecchiature, quando si usa il sistema FELV si accerta che:

 

*      non occorre protezione contro i contatti indiretti se il sistema è provvisto di sorgente di sicurezza ed i circuiti sono separati da altri,

*      che le masse degli apparecchi alimentati in bassissima tensione siano collegate al conduttore di protezione dell’impianto sul primario,

*      che le prese a spina non siano interscambiabili con quelle di altri sistemi.

 

6)Protezione mediante componenti di classe II o con isolamento equivalente.

 L’isolamento può essere realizzato con l’utilizzo di materiale di classe II come isolamento doppio o rinforzato.

 

7)Protezione per separazione elettrica.

Tale protezione è usata per parti limitate dell’impianto, in cui la lunghezza del circuito alimentato non sia superiore ai 500 metri.

 

8)Protezione contro effetti termici e l’incendio.

 Per questo tipo di protezione è necessario verificare che le parti dell’impianto elettrico non possano produrre, ustioni, surriscaldamento e incendi.

 

9)Scelta dei conduttori in relazione a portata e caduta di tensione.

E’ necessario verificare che la scelta delle sezioni dei conduttori, il tipo e la loro posa corrispondano a quanto progettato.

 

10)Dispositivi di sezionamento ed interruzione, di comando ed arresto di emergenza, di comando funzionale.

E’ necessario che essi siano disposti in modo tale da permettere con sicurezza l’intervento richiesto per evitare pericoli su impianti ed apparecchiature.

 

11)Identificazione dei circuiti e dei dispositivi di protezione.

 I conduttori e i dispositivi di protezione devono essere chiaramente identificati con contrassegni, targhe o scritte.

 

12)Posa delle condutture e connessioni.

La scelta e la posa delle condutture deve rispondere ai dati progettuali, rispettando i criteri contro i contatti diretti, sovracorrenti, effetti termici, incendi. Le componenti dell’impianto, inoltre, devono essere disposti in modo da permettere ad un tecnico il suo accesso per la manutenzione.

 

Effettuato l’esame a vista, si passa alla verifica delle prove strumentali le quali comprendono:

 

*  La prova della continuità dei conduttori di protezione compresi i conduttori equipotenziali principali e supplementari.

La prova deve verificare la continuità dei circuiti equipotenziali principali e supplementari e di protezione. Verificare la continuità tra: il collettore di terra e i dispersori, le masse principali come i tubi dell’acqua,gas e riscaldamento, o i nodo ed i morsetti di terra degli apparecchi utilizzatori di classe, o i nodo ed i poli di terra delle prese a spina, le masse estranee dei locali contenenti bagni o docce ad nodi o poli di terra delle prese a spina. Lo strumento con cui si effettua la misura deve essere in grado di erogare una corrente di almeno 200mA con tensione a vuoto in c.c. o in c.a. compreso tra 4V e 24V, lo strumento è chiamato ohmmetri.

 

*  Misura della resistenza d’isolamento.

Quest’ultima deve essere misurata a circuito sezionato tra i conduttori attivi e la terra, per tutte le parti di impianto comprese fra due fusibili o interruttori automatici successivi, o parti a valle o dell’ultimo fusibile o interruttore automatico.

 

*  Verifica della protezione per separazione elettrica.

Per verificare la protezione mediante sistemi SELV e PELV si deve accertare che la resistenza d’isolamento misurata tra:

 

*  le parti attive del circuito in prova e quelle di altri circuiti per sistemi SELV e PELV;

*  le parti attive del circuito in prova e la terra per i sistemi SELV non sia inferiore a 0,25 MΩ con una tensione di prova di 250 V in corrente continua.

 

*  Misura della resistenza d’isolamento dei pavimenti e delle pareti. Nei locali adibiti a d uso medico questa misura si esegue dolo nelle camere operatorie e nei locali dove si effettuano anestesie o analgesie con sostanze atte a formare miscele esplosive e quindi dove è necessario adottare i provvedimenti per l’eliminazione delle cariche elettrostatiche. A tal fine il pavimento deve essere realizzato con materiale la cui resistenza d’isolamento sia al di sotto dei seguenti valori:

 

*      1 MΩ per misure effettuate su pavimenti di recente installazione,

*      100 MΩ per misure effettuate successivamente al primo anno dalla realizzazione del pavimento.

*      La misura deve essere effettuata in corrente continua con una tensione di 500V applicata tra:

*      due elettrodi distanziati di un metro,

*      un elettrodo posto sul pavimento e l’altro collegato al nodo equipotenziale.

 

*  Misura della caduta di tensione.

La misura si effettua collegando un voltmetro in diversi punti dell’impianto con tutti gli apparecchi utilizzatori che possono funzionale simultaneamente inseriti e l’altro al punto di consegna dell’impianto. Le cadute di tensione date dalla differenza di letture dei due voltmetri non devono superare il 4% della tensione misurata al punto di consegna dell’impianto utilizzatore.